Negli ultimi anni le persone che soffrono di attacchi di panico sono in continuo aumento.
Si tratta di episodi di improvvisa e forte paura o di una repentina crescita di uno stato d'ansia abbinati a sintomi somatici e cognitivi, come palpitazioni, sudorazione, tremore, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire. Le persone che hanno provato un attacco di panico lo descrivono come un'esperienza terrificante, totalmente inaspettata e incontrollata. La patologia compare quando, nel momento in cui lo si è provato una volta, scatta la paura di un nuovo attacco. La persona si ritrova in un circolo vizioso che la porta a soffrire di agorafobia, cioè l’ansia nello stare in situazioni da cui non ci si può allontanare con facilità o dove non si potrebbe trovare un rapido aiuto nel caso in cui si scatenasse un attacco di panico. Condurre una vita normale diventa quindi molto complicato tanto che la persona tende a isolarsi e a evitare le situazioni potenzialmente pericolose. La dottoressa Carmela Avallone tratta da diversi anni pazienti affetti da attacchi di panico e ha individuato alcune preoccupazioni più frequenti e interpretazioni sulle conseguenze di queste manifestazioni. Di solito il timore per un futuro attacco e per le sue implicazioni sono associate allo sviluppo di condotte di evitamento che portano all'agorafobia. Inoltre, gli attacchi sono più frequenti durante periodi di forte stress o in concomitanza di alcuni eventi della vita come il matrimonio, la convivenza, la separazione, la perdita o la malattia di una persona cara, l’essere vittima di violenza o per problemi finanziari e lavorativi. Per uscire da questo circolo vizioso, durante le sedute, il paziente deve concentrarsi sull'apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento funzionali a gestire l'attacco di panico, così da porre fine al circolo vizioso.